Umberto Eco, il «nemico» della rete?

Umberto Eco, il «nemico» della rete?

La ricerca delle fonti è divenuta imprescindibile per una «vera» cultura

Il filosofo e scrittore Umberto Eco, che fu una delle personalità di maggior spicco nel mondo della cultura contemporanea, potrebbe essere definito un nemico della rete e dei social?

Se consideriamo almeno due tra le frasi aforistiche che sono tra le più ricorrenti tra quelle pronunciate dal filologo, possiamo considerarlo tale.

Eco, riguardo a internet, quando ricevette la Laurea Honoris Causa in «Comunicazione e Cultura dei media», nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino dalle mani del rettore Gianmaria Ajani, dichiarò: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

L’analisi di Eco può essere messa in relazione a quanto lo scrittore pensava circa la cultura. In un articolo apparso su Repubblica del 1° settembre 2003, il filosofo rispose a Stefano Bartezzaghi che lo intervistò: «Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti».

Da quanto possiamo trarre da queste due frasi, Umberto Eco riteneva fondamentale la scelta delle fonti da cui attingere. Purtroppo la tecnologia ha reso molto comodo e veloce la consultazione delle enciclopedia in rete, tra cui prevale Wikipedia, per antonomasia defifinita «enciclopedia libera» nel senso che tutti si può averne accesso anche in scrittura.

È pur vero che Wikipedia opera controlli costanti, ma per sua natura stessa tende a non censurare dati che non sono affermati in modo definitivo, spesso specificando ma pubblicando opinioni senza fonte.

Lo stesso problema, in un certo senso, lo sta subendo l’Intelligenza Artificiale (AI), la quale funziona (spiegando in modo semplicistico ma efficace) raccogliendo la maggior parte delle informazioni che si trovano in rete, senza un filtro attendibile per selezionare le indicazioni false, o le impressioni personali, dai dati testati e verificati.

Ecco quindi che la contestazione di Eco risulta un’accusa a chi non usa la rete in modo corretto, e diventa una censura di internet quando l’utilizzo si allontana da una coerenza culturale e intellettuale.

Di fatto la sua analisi invita a abbeverarsi culturalmente dalle fonti serie, ovvero laboratori di ricerca, università, studi accademici, ecc.

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